Virus “Regin” il trojan in grado di spiare qualsiasi computer

Regin“Non abbiamo mai visto nulla di simile” conferma Orla Cox, direttrice del Security Response di Symantec. “È molto probabile che si tratti di uno strumento utilizzato da un’agenzia di intelligence occidentale”

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ADDIO Winamp

Winamp chiude i battenti

 

 

 

 

 

ADDIO Winamp, e grazie per tutta la musica. Non resta che dare l’ultimo saluto a questo programma per la riproduzione multimediale, perché il prossimo mese chiuderà i battenti. Più precisamente il 21 dicembre, giorno in cui il sito di riferimento andrà offline, l’applicazione non si potrà più scaricare né si potranno usare i servizi web associati.

Finisce così una storia durata 15 anni, e che ha visto questo programma occupare un posto d’onore nel cuore e sugli schermi di moltissime persone. Il tempo però è stato impietoso: da una parte si sono moltiplicati i concorrenti, sempre migliori per qualità, e dall’altra ormai tutti i sistemi operativi hanno un’applicazione multimediale predefinita più che dignitosa. Sono sempre meno quelli che sentono il bisogno di scaricare un’applicazione dedicata, e non tutti finiscono per scegliere Winamp.

Nullsoft, la società dietro a Winamp, non ha dato ragioni ufficiali per questa scelta, ma la situazione descritta è probabilmente il sospettato numero uno. A qualcuno di certo mancherà, ma da un punto di vista pratico cambia poco: tra iTunes, Windows Media Player, il famoso VLC e qualche altro programma, saranno pochi quelli che sentiranno la mancanza di Winamp.

Non si può evitare però di sentire una certa nostalgica malinconia di fronte a questa notizia. Con Winamp tutto sommato se ne va un pezzo di quel mondo tecnologico con il quale molti di noi sono cresciuti. Per tanti è stato il primo strumento per ascoltare musica sul computer, per gestirsi elenchi di video, e tante altre cose. La sua interfaccia, ne siamo certi, è nel ricordo anche di tanti lettori.

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Così ti rubano i soldi dal cellulare.

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Il Fatto Quotidiano spiega come funzionano le truffe dei giochini sui telefonini

In un articolo a firma di Chiara Daino sul Fatto Quotidiano si spiega e racconta come funzionano le truffe dei cellulari che coinvolgono società di servizi che prendono dai 5 ai venti euro al mese per appioppare giochi, oroscopo, loghi, suonerie, programmi software, screensaver, file audio e video.

Si chiamano servizi premium. Si traducono in addebiti forzati, cioè senza che nessuno ti abbia chiesto l’autorizzazione.

Il tranello è questo: mentre si naviga su internet con smartphone o tablet ci si imbatte all’improvviso in un banner pubblicitario, e se si prova a chiuderlo, scatta l’iscrizione automatica al sito reclamato.

Ogni mese arrivano circa 20 denunce all’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e centinaia alle associazioni in difesa dei consumatori.

Gli operatori telefonici coinvolti (secondo quanto riportato dall’Agcom) sono Vodafone, Telecom Italia, H3G e Wind.

I fornitori di contenuti chiamati in causa invece sono Neomobile, Zeng, Noatel, Tekka Lab, PartnerLive, Go Mobile, Buongiorno, David2 e Flycell.

Al momento l’Antitrust ha avviato tre procedimen ti sanzionatori, di cui uno si è già concluso: quello contro Telecom Italia, che dovrà pagare una multa di 116 mila euro.

Gli altri due sono a carico di due fornitori di contenuti.
L’inganno in realtà è alla luce del sole.
I player truffaldini non si vestono sotto mentite spoglie, nè impazzano come virus.
E i gestori sono complici: il rapporto con i player infatti è regolato da un contratto finalizzato a stabilire il rispettivo guadagno.

Esiste addirittura un codice di autoregolamentazione (il Casp) sottoscritto nel 2009 dai principali operatori di telefonia, Telecom Italia, Vodafone, Wind e H3G, cioè gli stessi sotto accusa e da alcuni content service provider, Buongiorno, David 2, Neomobile, Zero 9.

In teoria dovrebbero tutelarli; in realtà, possono truffarli.

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Facebook permette la condanna di un pedofilo

http://www.ilgiorno.it/sudmilano/cronaca/2012/03/11/679071/images/1147744-pedofilo_trezzano.jpg

Facebook permette la condanna di un pedofiloGianluca Mascherpa, accusato di aver adescato tre minori utilizzando un falso nickname. A seguito di una rogatoria negli Usa richiesta dal gup di Milano Andrea Salemme,infatti, l’azienda nata a Seattle ha aperto i server in California per fornire ai magistrati il contenuto di chat intercorse tra un presunto pedofilo e decine di bambine. Questo è uno dei particolari che emerge dalle motivazioni della sentenza con cui l’uomo è stato condannato per l’adescamento di tre ragazzine. Si tratta, da quanto si è saputo da ambienti giudiziari, della prima volta che Facebook, ‘interpellata’ dalla magistratura italiana, dà accesso ai propri server centrali in California per andare a recuperare il contenuto delle chat del famoso social network.Mascherpa, 50 anni, allenatore di volley femminile nel Milanese, era stato condannato a 11 anni e 4 mesi di carcere perché, secondo l’accusa formulata dal pm di Milano Giovanni Polizzi, avrebbe indotto alcune minorenni a spogliarsi e compiere atti sessuali davanti alla webcam

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