Il Fatto Quotidiano spiega come funzionano le truffe dei giochini sui telefonini
In un articolo a firma di Chiara Daino sul Fatto Quotidiano si spiega e racconta come funzionano le truffe dei cellulari che coinvolgono società di servizi che prendono dai 5 ai venti euro al mese per appioppare giochi, oroscopo, loghi, suonerie, programmi software, screensaver, file audio e video.
Si chiamano servizi premium. Si traducono in addebiti forzati, cioè senza che nessuno ti abbia chiesto l’autorizzazione.
Il tranello è questo: mentre si naviga su internet con smartphone o tablet ci si imbatte all’improvviso in un banner pubblicitario, e se si prova a chiuderlo, scatta l’iscrizione automatica al sito reclamato.
Ogni mese arrivano circa 20 denunce all’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e centinaia alle associazioni in difesa dei consumatori.
Gli operatori telefonici coinvolti (secondo quanto riportato dall’Agcom) sono Vodafone, Telecom Italia, H3G e Wind.
I fornitori di contenuti chiamati in causa invece sono Neomobile, Zeng, Noatel, Tekka Lab, PartnerLive, Go Mobile, Buongiorno, David2 e Flycell.
Al momento l’Antitrust ha avviato tre procedimen ti sanzionatori, di cui uno si è già concluso: quello contro Telecom Italia, che dovrà pagare una multa di 116 mila euro.
Gli altri due sono a carico di due fornitori di contenuti.
L’inganno in realtà è alla luce del sole.
I player truffaldini non si vestono sotto mentite spoglie, nè impazzano come virus.
E i gestori sono complici: il rapporto con i player infatti è regolato da un contratto finalizzato a stabilire il rispettivo guadagno.
Esiste addirittura un codice di autoregolamentazione (il Casp) sottoscritto nel 2009 dai principali operatori di telefonia, Telecom Italia, Vodafone, Wind e H3G, cioè gli stessi sotto accusa e da alcuni content service provider, Buongiorno, David 2, Neomobile, Zero 9.
In teoria dovrebbero tutelarli; in realtà, possono truffarli.
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